Translate

mercoledì 17 febbraio 2016

Possiamo fare molto, partendo dall'essere, per trasformare gli stereotipi di genere nel rispetto di tutti

Cosa possiamo fare noi per riconoscere gli stereotipi di genere e trasformarli nel rispetto di tutti?
Incredibilmente, si può "fare" molto e nella propria quotidianità.

1) Il primo passo è riconoscerne l'esistenza.
2) Il secondo passo è accoglierli dentro sè.
3) Il terzo passo è rifletterci ed integrarli, anche se non è molto piacevole, ma è fondamentale.
4) Il quarto passo è chiedersi come ci comportiamo, cosa diciamo a chi ci sta vicino nella nostra quotidianità?
5) Il quinto passo è trasformarli nel rispetto di tutti.
6) Il sesto passo è parlarne per diffondere la trasformazione.

Possiamo fare molto, ognuno nel proprio ruolo e nella propria posizione, partendo dall'essere per trasformare gli stereotipi di genere, nel rispetto di tutti.

Riportiamo, in allegato le Conclusioni del Sondaggio effettuato da SNOQ di Genova a cura di Eva Provedel in merito al sessismo nel linguaggio di genere e agli stereotipi femminili e maschili, come spunto di riflessione.

Per commenti e contatti potete scrivere a pariedipiu@gmail.com oppure telefonare + 39 3772760425, oppure scrivere in twitter pariedipiu o nella pagina Facebook pariedipiu.

Buona lettura e buona giornata.

PariEdipiù - Anna Maria Ricci Giontella









  1. Documento integrale "Sondaggio Linguaggio e Stereotipi di Genere - Indagine conoscitiva-esplorativa in rete" a cura di Eva Provedel, Snoq Genova

    Conclusioni
    Dall’analisi della popolazione che ha risposto al sondaggio, è emerso che i temi di genere non attirano le giovani generazioni e gli uomini, bensì attirano in modo prepondereante le donne e le persone di età superiore ai quarant’anni, in particolare tra i cinquanta e i sessant’anni. Ci chiediamo come mai le giovani generazioni e gli uomini sembrino così poco interessati agli stereotipi che condizionano la loro vita quotidiana, e come si possa fare a ingaggiarli su questi temi.
    In compenso, le risposte sono giunte da quasi tutte le regioni italiane (eccettuato il Molise) e da alcune persone residenti all’estero, dando un respiro nazionale all’indagine, e confermando che non ci sono particolari differenze di stereotipi tra una regione e l’altra.
    Il linguaggio è emerso come elemento chiave per comprendere e per risolvere molte difficoltà sugli stereotipi di genere. Si incontra una forte resistenza alla declinazione del linguaggio al femminile, sia da parte degli uomini che da parte delle donne, eppure l’attenzione al linguaggio è stata la quarta soluzione più citata per affrontare gli stereotipi di genere. Inoltre, molti uomini non sembrano considerare offensive le espressioni di uso comune che offendono le donne, e le donne stesse sono abituate a sentirle e usarle nelle conversazioni per abitudine.

    Si conferma l’importanza apicale dell’aspetto esteriore per le donne, inversamente proporzionale rispetto agli uomini, che nell’immaginario collettivo se la cavano bene anche se non sono belli, profumati o giovani. Non si può dire lo stesso per le donne, soprattutto dopo i 40 anni.
    Dai numerosissimi stereotipi citati nelle risposte, il 70% dei quali riguarda le donne, emerge la costante pratica di “due pesi e due misure”: si è rilevata da parte dei/delle rispondenti una fondamentale differenza di giudizio in base al genere, per cui le donne vengono giudicate molto più severamente degli uomini, e su molti più aspetti della vita personale e professionale.

    In particolare, gli stereotipi sulle donne hanno una connotazione in maggioranza negativa, mentre gli stereotipi sugli uomini risultano quasi tutti positivi. Inoltre, quando capita che una donna sia apprezzata per le sue competenze, la si complimenta dandole attributi maschili: “donna con le palle”; “donna cazzuta”. Al contrario, gli attributi femminili, se affibbiati a un uomo, risultano negativi (“sei una femminuccia”). In sintesi:
    Le donne sono considerate a priori incompetenti, inaffidabili, superficiali e incapaci di leadership, in quanto donne; vengono sanzionate dalla società se non rispettano i canoni di gradevolezza, bellezza, cura degli altri, limitazione dell’uso del corpo e sottomissione all’uomo o al sistema vigente di potere. Se li rispettano, tale conformismo porta comunque lati negativi.
page37image33896

Gli uomini, invece, sono considerati a priori competenti, pratici e capaci di leadership, in quanto uomini, e non vengono sanzionati se tradiscono, soverchiano o pensano a se stessi. In cambio, devono dare un’immagine di forza, sicurezza di sé in ogni momento, capacità di provvedere alla famiglia, e non devono mai mostrare caratteristiche o interessi “femminili”.
Questi stereotipi, con tutte le declinazioni specificate alla domanda sei, sembrano rispecchiare una società cristallizzata a molti decenni fa, anche se molti cambiamenti si sono verificati da allora a oggi. Occorrerebbe proseguire l’indagine con un’analisi qualitativa della trasformazione (o meno) di ciascuna categoria di stereotipi nel tempo, analisi non prevista in questo sondaggio.
Si è comunque potuta rilevare una discrepanza notevole tra gli stereotipi rilevati nella società e quanto le/i rispondenti non si riconoscano oggi in essi: il 65% di donne e il 44% di uomini rispondenti NON si identificano negli stereotipi rilevati. In particolare, le donne si sentono forti, non deboli, e hanno voglia di auto-determinarsi.
Data la discrepanza, sorge la domanda: si tratta di una presa di posizione forte basata su una profonda consapevolezza di sé, oppure del rifiuto di ragionare su quanto gli stereotipi rilevati nella società, anche se non si condividono, effettivamente possano avere effetti sulla propria persona?
Curiosamente, gli uomini hanno indicato il triplo di stereotipi femminili in cui “si identificano”, rispetto a quelli maschili. Sorge quindi la domanda: come mai gli uomini ragionano poco su di sé (sui propri stereotipi), mentre tendono molto più facilmente a stereotipizzare le donne?
Certamente si è rilevato come negli stereotipi femminili, qualunque cosa facciano le donne non vada mai bene, mentre negli stereotipi maschili ci sia quasi sempre una giustificazione di qualunque azione degli uomini, anche se considerata “disdicevole”; la stessa azione, compiuta da una donna, viene guardata con disapprovazione (es. vivere liberamente la sessualità e le relazioni).
Dal sondaggio emergono alcune possibili soluzioni per superare gli stereotipi di genere, in primis la necessità di utilizzare la leva dell’educazione: ancora oggi i genitori tendono a trattare bambine e bambini diversamente per via del loro genere, a partire da colori, giochi e attività. Eppure, risulta sempre più importante, tra le soluzioni citate, cominciare a mischiare i ruoli e a parlare di stereotipi di genere fin dalla tenera età.
Infine, emerge l’importanza di agire in prima persona, dando l’esempio del rispetto dei generi nella vita quotidiana, di intervenire quando si verificano abusi o discriminazioni verbali e di aumentare la propria consapevolezza sui condizionamenti degli stereotipi di genere. L’unico modo per avviare l’auspicato cambiamento culturale è partire da sé, e attraverso l’esempio, mostrare al mondo la via da seguire. Importante anche aprire la mente, sospendere il giudizio, e ricordare che la parità non è l’annullamento delle differenze, ma il riconoscimento e la valorizzazione delle diversità di genere, a vantaggio di tutta la società.
Sono state poco valorizzate invece due soluzioni importanti: il mutuo sostegno tra donne, e il coinvolgimento attivo degli uomini. Snoq Genova ritiene che questi siano elementi decisivi per facilitare il cambiamento.